Pensione già in corso? Quando si può aggiungere anche l’assegno di invalidità e cosa serve davvero

Pensione già in corso? Quando si può aggiungere anche l’assegno di invalidità e cosa serve davvero

Francesco Luna

Novembre 21, 2025

Un uomo di 80 anni apre la cassetta della posta e trova l’ennesima prenotazione medica. Negli ultimi mesi la salute è peggiorata e la famiglia si chiede se, oltre alla pensione di vecchiaia, sia possibile ottenere anche un aiuto legato alla disabilità. È la domanda che ci ha mandato un lettore: “Mio padre prende 1.200 euro al mese di pensione di vecchiaia. Se gli riconoscono l’invalidità civile, può avere anche la pensione di invalidità?”. La risposta non è banale: dipende dalla natura della prestazione, dall’età, dal reddito e dalla gravità della condizione. Qui spieghiamo cosa vale in Italia, quali regole si applicano e quale unica forma di assistenza può essere cumulata con la pensione previdenziale.

Pensione di vecchiaia e pensione di invalidità: la regola generale

La regola di base è chiara: pensione di vecchiaia e pensione di invalidità non sono cumulabili quando si tratta di prestazioni analoghe. Chi percepisce un trattamento per disabilità e raggiunge l’età pensionabile viene normalmente ricondotto alla pensione di vecchiaia, con un ricalcolo basato sui contributi versati. Se al momento del passaggio non ci sono i requisiti contributivi minimi (ad esempio i 20 anni in alcune situazioni), l’uscita può avvenire con l’assegno sociale.

Il motivo è semplice: la pensione di vecchiaia è un trattamento di natura previdenziale, calcolato sulla carriera contributiva; le pensioni di invalidità hanno spesso una natura assistenziale e sono legate a condizioni di bisogno e a limiti reddituali. Per questo l’INPS, quando effettua il ricalcolo, tende a erogare il trattamento più favorevole al beneficiario, ma nella pratica la pensione di vecchiaia risulta quasi sempre più alta rispetto alle misure assistenziali. Un dettaglio che molti sottovalutano è che il passaggio da una prestazione all’altra non è automatico solo per l’età: contano importi e condizioni cliniche.

Pensione già in corso? Quando si può aggiungere anche l’assegno di invalidità e cosa serve davvero
Pensione e aiuti: un omino di carta con bastone, monete accumulate e una piantina crescente simboleggiano la crescita economica. – coffestore.it

I limiti di reddito e i requisiti d’età

Per la pensione d’invalidità civile e per la pensione di inabilità esistono limiti specifici. Innanzitutto la pensione d’invalidità è pensata per chi ha una menomazione grave, fino a 100% di invalidità, ed è prestazione destinata ai soggetti con età compresa tra 18 e 67 anni. Superata questa soglia anagrafica, l’accesso a quella specifica pensione non è normalmente consentito perché scatta il criterio anagrafico della pensione di vecchiaia.

Oltre all’età, entrano in gioco i parametri reddituali. Per l’accesso a molti trattamenti per disabili esiste una soglia di reddito personale da non superare; attualmente il tetto indicativo per certi benefici si aggira intorno a 19.772 euro. Per l’assegno mensile di assistenza, riservato a disabilità tra il 74% e il 99%, la soglia è molto più bassa, intorno a 5.771 euro. Un aspetto che sfugge a chi vive in città è proprio la differenza tra le soglie: spesso la pensione previdenziale porta il reddito oltre i limiti delle misure assistenziali, escludendo di fatto la cumulabilità.

Nella pratica, se una persona già titolare di pensione di vecchiaia chiede la valutazione per invalidità, l’esito dipende dal rispetto di questi requisiti combinati: età, grado di invalidità e reddito.

L’unica eccezione praticabile: l’indennità di accompagnamento

Esiste però una eccezione importante: l’indennità di accompagnamento. Questa prestazione è diversa dalle pensioni di invalidità e dall’assegno di assistenza perché è indipendente dal reddito e non ha limiti di età. È pensata per chi, oltre ad avere una percentuale di invalidità molto elevata, ha anche l’impossibilità di compiere da solo le normali attività quotidiane e necessita di un aiuto costante da parte di terzi.

Ciò significa che un titolare di pensione di vecchiaia, come il padre del nostro lettore, può comunque ottenere l’indennità di accompagnamento se vengono riconosciuti i requisiti sanitari: si tratta quindi di una combinazione possibile tra un trattamento previdenziale e una prestazione assistenziale non redditualmente condizionata. Un dettaglio che molti sottovalutano è che la verifica per l’indennità richiede una valutazione medica specifica e spesso la collaborazione di un patronato o di un medico di base per raccogliere la documentazione clinica.

Per chi si trova in questa situazione la strada più pratica è chiedere la visita di accertamento all’INPS e, se serve, rivolgersi a un patronato per assistenza nella presentazione della domanda. È una dinamica che molti pensionati osservano nella vita quotidiana: la differenza tra avere solo una pensione e poter aggiungere un’indennità che copre i bisogni assistenziali può cambiare significativamente il quadro economico e organizzativo della famiglia.